
TOMÁS SARACENO
Dall’intersecarsi di conoscenze multidisciplinari- che spaziano dalle scienze naturali alle influenze architettoniche – nasce l’arte di Tomas Saraceno, artista argentino di fama mondiale la cui creatività sembra superare ogni barriera, che sia essa sociale, comportamentale o geografica.
Immergersi nell’arte di Saraceno equivale ad assorbire un nuovo modo di vivere in sintonia ed armonia col proprio pianeta: un’arte lungimirante la sua, che affonda le radici nell’ecosostenibilità e indica la strada da percorrere alle tendenze artistiche contemporanee.
Vediamo insieme in cosa consiste la sua innovazione e motivo che rende il suo pubblico così coinvolto ed affascinato.
Installazioni “visionarie”

A rendere originale l’operato di Saraceno è, innanzitutto, la visione metaforica ed utopica che vi sta alla base. L’artista intende offrire una nuova visione etica ed ecosostenibile sulle cose e sul mondo, affronta temi legati all’inquinamento e al riscaldamento climatico con estrema creatività, sensibilizzando il pubblico di fruitori ad avvicinarsi ad uno stile di vita ben lontana dall’antropocene a cui si è abituati.
Ciò che l’artista promuove è l’apertura ad una nuova era geologica detta “areocene”, un’era dominata dall’Aria e dove l’uomo può vivere in sintonia ed armonia col proprio pianeta.
Per far ciò realizza delle strutture sospese e fluttuanti che se da un lato intendono fungere da modello per una possibile vita futura nel rispetto dell’ambiente e nell’accettazione della sua “superiorità” rispetto all’uomo, dall’altro consentono a chi le osserva di poter connettersi con tali meccanismi e diventare parte dell’ambiente da rispettare.
Il visitatore davanti alle sue opere riveste un ruolo importante poiché non si limita ad una mera osservazione dell’opera ma è chiamato a partecipare attivamente, diventando parte integrante dell’installazione e suggerendone possibili sviluppi futuri.
Così accade in “On Time Space Foam”, installazione fatta di membrane poste a 20 metri dal suolo in cui gruppi limitati di persone possono tuffarsi e muoversi come fossero sopra una grande nuvola. Un secondo pubblico, posto al di sotto dell’installazione, osserva l’effetto dal basso che appare come una grande membrana organica resa viva dai movimenti dei fruitori.


Il tema dell’utopia urbana ricorre in diverse opere di Saraceno che si serve della tecnologia per creare architetture, reti, spazi condivisi che si integrano nell’ambiente circostante.
Nelle sue “Cloud Cities” Saraceno immagina di ricreare una città transnazionale ed ecosostenibile tra le nuvole ispirandosi a bolle di sapone e ragnatele: l’artista idealizza dunque l’architettura futura ed immagina come la società potrebbe vivere.
Ognuna di queste opere parte dallo studio di sociologia, etologia, energie alternative ed ingegneria e permette di entrare in connessione con elementi non umani come polvere, ragni o piante che diventano protagonisti delle sue metafore del cosmo.
Lo studio della ragnatela: “14 Billions” e “In Orbit”
Gran parte delle opere di Saraceno ruotano attorno ad uno studio approfondito dei ragni e delle ragnatele. L’artista stesso rivela:
“Sono un grande ammiratore di come i ragni costruiscono le proprie ragnatele; li ho osservati per un bel po’ di tempo, il modo in cui questi incredibili mondi si uniscono, il loro modo di colonizzare e migrare (…)”
Ed è proprio dall’osservazione di queste strutture naturali che l’artista trae ispirazione per la creazione delle sue imponenti installazioni. Saraceno è il primo artista ad aver misurato, scansionato e digitalizzato in 3d una ragnatela!

Da queste sue scansioni – che continuano tutt’ora nel suo Arachnid research Lab con l’ausilio di studiosi e collaboratori -nascono due delle sue più celebri installazioni; La prima, dal titolo “14 Billions” viene presentata nel 2010 alla Bonniers Konsthall di Stoccolma e consiste nella scansione tridimensionale della ragnatela di una vedova nera.


La seconda, dal titolo “In Orbit”, presentata nel 2013 nella piazza Ständehaus di Düsseldorf, consiste in una grande ragnatela contenente delle sfere di 2.500 mq suddivisa in 3 livelli e sospesa a più di 25 metri dal suolo. Come per le ragnatele, i visitatori che vi salgono modificano la tensione dei fili, generando una vibrazione percepita da tutti i presenti.
Tramite la vibrazione della struttura, lo spettatore può così avere la percezione dello spazio esattamente come accade per i ragni che, non avendo un apparato uditivo, percepiscono mediante vibrazioni l’avvicinarsi di un insetto o un essere umano.
“Le ragnatele sono creazioni architettoniche complesse; alcuni aracnidi le ritessono ogni notte, solo per divorarle e digerirle di nuovo la mattina successiva, mentre attendono che sul loro terreno di caccia cali il crepuscolo. In termini umani, potremmo parlare di tali invenzioni come di una cultura”
E’ chiaro come l’interesse per lo spazio e la gravità caratterizzino gran parte delle sue opere, contribuendo a delineare quel fil rouge che parte dall’idea -forse un po’ utopica – di un mondo ecologista ed innovativo e arriva dritto alla gente inglobandola in se, come in una enorme ed imponente ragnatela.
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Articolo a cura di Maria Nunzia Geraci