
Roberto Ferri
Profondamente ispirato dalla sontuosa pittura degli antichi maestri, dal rinascimento al barocco fino al simbolismo, Roberto Ferri si inserisce all’interno del contesto artistico contemporaneo quale massimo esponente della figurazione italiana attuale.
Attraverso la riscoperta di un classicismo estetico e compositivo, al quale combina armoniosamente svariati riferimenti stilistici caratterizzanti le diverse epoche storico-artistiche, realizza una pittura personale, pura ed armonica che presenta una realtà alta e fortemente simbolica in grado di introdurre l’osservatore ad una lettura introspettiva della più profonda indole dell’animo umano.
Una forma d’arte, la sua, capace di nutrirsi della memoria del passato, sfidando con esclamazione le modalità espressive contemporanee senza, tuttavia, voltargli le spalle.

LE ORIGINI
L’artista nasce nel 1978 a Taranto. Lo stupore e la meraviglia generati dal suo incredibile talento trovano ulteriore ragion d’essere nell’origine della sua formazione: è da autodidatta, infatti, che Roberto Ferri intraprende il suo percorso di conoscenze artistiche.
Inizia a disegnare e dipingere in tenera età seguendo le orme del nonno pittore, maturando un interesse ed una passionalità per l’arte ancora oggi vissute in maniera diretta e partecipe nel contesto lavorativo. L’artista stesso rivela:
«avevo 10 anni, nonno Italo mi ha regalato la prima cassetta di colori a olio, con i pennelli di setola. Ma io gli rubavo i suoi, di pelo di bue, perché erano più morbidi»
Il suo approccio all’arte è dunque, in un primo momento, libero da schemi accademici; esso verrà poi accompagnato, in un secondo momento, da uno studio più approfondito presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. Nel 1999, difatti, si trasferisce nella capitale per studiarvi scenografia, approfondendo in contemporanea la ricerca della pittura antica dall’inizio del Cinquecento alla fine dell’Ottocento.
La sua indole manifesta fin da subito una decisa inclinazione verso la pittura caravaggesca ed accademica, focalizzando l’attenzione su artisti come David, Gericault, Ingres, Girotet, Gleyre, Moreau e Bouguereau, con una predilezione per quest’ultimo.
La formazione di stampo accademico, tuttavia, non soddisfa pienamente le esigenze espressive dell’artista che, non potendo “andare a bottega” insieme ai grandi artisti passati, decide di apprenderne lo stile attraverso la propria capacità di osservazione: questa si rivela preziosa nell’instradarlo allo studio del corpo umano, del disegno e del colore che tratta in maniera raffinata nell’esecuzione di ogni opera.
Contro ogni aspettativa, ad ispirare la sua estetica e concettualità è anche l’arte non figurativa del Novecento: Dai “sacchi” di Roberto Burri fino alla solenne calma dei quadri di Rothko, le esperienze visive di David LaChapelle ed il surrealismo di Salvador Dalì.
Ognuno di questi riferimenti costituisce un ingrediente base di una cifra stilistica personale, capace di oscillare sapientemente tra il neoclassico ed il caravaggesco, espressione dell’interiorità di un artista tanto potente nel risultato pittorico quanto umile e riservato nel carattere; uno stile in cui la tecnica e la narrazione si fondono in un perfetto connubio di originalità e meraviglia.

UNO STILE “IPERBAROCCO”
Osservando i quadri di Roberto Ferri è lecito domandarsi in che epoca ci si trovi: la tecnica meticolosa con cui personaggi eroici e trionfanti emergono tra luci ed ombre, la drammaticità e la pura carnalità espressa dai loro corpi rimandano alla pittura barocca di Michelangelo Merisi; Questa, tuttavia, sembra pervasa da un intenso iperrealismo fotografico e da una trasgressione visiva del tutto attuale.


Anno 2020
Sulla base di tali caratteristiche, Vittorio Sgarbi definisce Ferri “un pittore antico che applica il magistero a pensieri moderni”, catalogando il suo stile in quello che può quasi definirsi un “iperbarocco”: non abbastanza contemporaneo ma mai un pittore antico.
Ferri raffigura figure nude, spesso allegoriche ed oniriche, talmente vere da risultare irreali: fisicità caratterizzate da un insistente atletismo, icone di bellezza e tormento che vengono messe in risalto dalla semplicità compositiva del contesto rappresentato e caratterizzate dalla intensa teatralità di pose ed espressioni.
La resa del corpo umano – di cui Ferri è un grande conoscitore – si presenta armonica nelle forme anche nelle sue torsioni più audaci, nelle mutilazioni e nei traumi.
La pittura si fa provocatoria, cruda, devozionale, permeata da un erotismo drammatico capace di coinvolgere chiunque si appresti ad osservarla: la rappresentazione di sentimenti e pulsioni umane, eterne per definizione, diventa così il filo rosso che collega il modello pittorico passato a cui Ferri si ispira al suo modus operandi contemporaneo.
I temi ricorrenti nella sua produzione abbracciano il contrasto tra il sacro ed il profano, affrontano questioni legate alla spiritualità e alla mitologia;ognuno di essi è accompagnato da un intenso simbolismo attraverso cui l’artista riesce a raccontare se stesso e sublimare la realtà presentata.
LE OPERE
Le opere di Ferri sono ad oggi presenti in importanti collezioni private e pubbliche a Londra, Parigi, Madrid, Barcellona, New York, Boston, Milano, Roma e tante altre città in tutto il mondo.

“Il Narciso” è tra le opere più rinomate in cui l’artista, in fase ideativa, si è lasciato ispirare dallo stesso soggetto, un modello acrobata di cerchi, la cui estetica ne ha suggerito il riferimento mitologico. L’opera raffigura un Narciso bendato che cerca se stesso all’interno di uno specchio in cui è prigioniero; Ciò delinea come ogni dettaglio dei suoi quadri celi una precisa simbologia.
La figura racchiusa in un cerchio, emblema di perfezione per eccellenza, è elemento ricorrente in numerose opere: tra queste “Il bacio di Dante e Beatrice”, un bacio mai esistito ma sempre sognato, in cui le vesti bianche di Beatrice, simbolo di innocenza e purezza, incontrano il rosso delle vesti di Dante in una passionalità che rende tangibile una realtà sognata.
In questo caso il gesto dell’artista lascia che l’intensità di un amore mai vissuto – e che sembrava impossibile concretizzarsi – prenda finalmente vita.

L’opera è stata commissionata da Magnum nell’anno 2021 dedicato alle celebrazioni dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri ed esposta a Palazzo Firenze.
Alessandro Masi, Segretario Generale della Società Dante Alighieri, ha dichiarato:
“Con questa operazione di mecenatismo contemporaneo, l’opera letteraria italiana forse più celebrata nel mondo torna a essere materia viva (…) La più straordinaria forza della Divina Commedia è la capacità di contenere tutte le vicende umane: l’amore, l’eros, la violenza, la politica, il vizio e la virtù. È un’opera creata per la gente e che deve tornare a stare tra la gente”.
Alla vasta produzione pittorica di Ferri si aggiungono importanti opere come “Le delizie infrante”, “Ade” e “Apollo e Dafne”, anch’esse raffiguranti soggetti presi in prestito dalla mitologia ed espressione di una sublime carnalità densa di profondi messaggi spirituali.

Numerosi sono i progetti personali e collettivi portati avanti dall’artista: tra le esposizioni di maggior successo si ricorda “NOLI FORAS IRE” del 2013 presso il palazzo delle esposizioni di Roma, supervisionata da Vittorio Sgarbi, in cui vennero esposte, tra le altre cose, alcuni dipinti facenti parte della Via Crucis commissionata al pittore nel 2010 per la Cattedrale di Noto.
In ognuna delle quattordici stazioni dipinte emerge un velato senso di devozione che tuttavia, si lascia abbracciare dalla connotata caratteristica di Ferri nel contrapporre il profano al sacro.


La volontà di fondere il bene ed il male è anch’essa una caratterizzazione di gran parte delle sue opere: tra queste l’olio su tela “Lucifero” in cui l’angelo caduto dal cielo, ritratto mentre imprime il suo sigillo sulla pietra e sulla terra su cui regnerà, esprime tutta la sua bellezza.
Nel 2019 partecipa al progetto collettivo “CORPO A CORPO” a cura di Daniela Astone e Gaia Grazioli presso Villa Bardini a Firenze e nel 2018 gli viene dedicata la mostra “OSCURA LUCE” dalla Fondazione Stelline di Milano, curata da Angelo Crespi.
Roberto Ferri, in definitiva, si caratterizza per una figurazione riconoscibile ed autentica, dal tratto estremamente personale: un’arte unica nel panorama odierno, configurabile in un’estetica di antica spiritualità ma velata di moderna veridicità.
Per saperne di più sull’artista visita questi link:
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