
Prue Stevenson
Quali sono i modi per alimentare la sensibilità attraverso l’arte? Cosa ci suggerisce la performance art? E se parliamo di Taekwondo?
Pure Stevenson è un’artista che usa questa strategia per condividere la sua arte e sostenere l’autismo. Innanzitutto Stevenson è un artista praticante, avendo completato sia un Bachelor of Fine Art (Expanded Studio Practice) che un Master of Fine Art. È anche consulente autistica con AMAZE ed è anche membro di cintura nera di terzo grado in Taekwondo, cantante di Ice Cream in a Mug e fondatrice del progetto Stim Your Heart Out.

Realizza opere d’arte che come strumenti di espressione che collegano la pratica artistica alla sua identità, creando un lavoro introspettivo, ma con l’obiettivo di mostrare al pubblico, cosa si nasconde dietro la vita di una persona autistica.
Mi piace usare il linguaggio della “diversabilità” per desensibilizzare la società.
Stevenson ha elaborato un linguaggio specifico nelle sue opere. “Non temere il tracollo” è uno degli slogan che ha inventato. Quando ha un crollo, soprattutto emotivo, in pubblico, non si sente molto sicura. La sua strategia è usare l’arte attraverso delle produzioni originali che l’aiutano a comunicare con l’altro. La frase “Non temere il tracollo” non riguarda solo la sua paura, ma crea un linguaggio universale, volto anche al pubblico.
Un aspetto curioso della Stevenson è che gran parte dei suoi lavori sono tascabili. Definisce ‘’un lavoro di viaggio’’ una sua opera in cui, lei sceglie di piegare un foglio A3 fin quando non diventa in A5, lo pone in tasca, e scrive ‘’non temere il tracollo” ogni volta che desidera farlo, soprattutto in casi di estrema ansia.. Scrive in diverse angolazioni, rigira il foglio, lo apre e poi lo ripiega, lo porta con sé, ad ogni tappa. Ogni frase, presenta una forte emozione provata da Stevenson.

Stevenson sviluppa delle idee con alcune persone autistiche e neurotipiche; ad esempio, chiede loro di pensare a un momento della loro vita quotidiana in cui sentono vulnerabili oppure hanno bisogno di avere qualcosa, e di pensare a una frase che li motiva in quel momento. Lei elabora l’hanky. Ma cos’è? È una forma di comunicazione personale e soggettiva. Riprende l’idea dell’arte tascabile, usando un fazzoletto ricamato con una frase, un motto, che aiuti la persona a ricordare, nel momento del bisogno o crollo, come raggiungere il proprio equilibrio, ma aiuta anche a comunicare con gli altri, laddove lo scambio verbale è assente.

LA COMUNICAZIONE ATTRAVERSO IL TAEKWONDO: L’OPERA ‘EXPEND’
Expend – MCA (2018) è un dipinto che Stevenson prende a calci all’MCA sulla Sculpture Terrace per il Engaging Students with Disability Forum 2018. L’idea nasce da un pensiero non inusuale: ‘’perché faccio le cose che faccio nella mia vita? Perché faccio taekwondo?’’
Una tela enorme, vernice nera, piedi nudi e una cintura nera di taekwondo. ‘Expend’ è creato attraverso dei segni prodotti con calci d’ascia, una mossa tipica del taekwondo. Tale pratica è fondamentale per Stevenson perché l’aiuta a non avere troppi crolli emotivi, infatti quest’opera d’arte riguarda il processo di consumo e l’autoregolazione dell’energia, e ogni impronta registrata, ogni calcio dipinto sulla tela con vernice, è un simbolo di ciò che è stato espulso dal suo corpo. L’artista racconta spesso come d’adolescente aveva problemi riguardo alle sue emozioni, che non riusciva a calibrare. Talvolta la sua ipersensibilità l’ha esclusa dai contesti sociali.

Il Taekwondo le permette di gestire le sue emozioni, e si sente socialmente accettabile. Afferma che quando ha realizzato questo lavoro, ha pensato a come utilizzare le attività ripetitive e banali per stimolare sé stessa in modo positivo e gestire i suoi sintomi ipersensoriali dell’autismo (di cui è affetta). Se notiamo lei usa sempre la stessa tecnica, la stessa posa. Perché? Tra i comportamenti che riguardano lo spettro autistico, si riconosce lo ‘Stimming’ che è un’azione fisica ripetitiva che fornisce divertimento, conforto e contribuisce all’autoregolazione delle emozioni. Quindi la scelta di Stevenson non è casuale. Sulla tela è presente il suo autismo, la sua fragilità resa forte, autentica con la ripetizione di calci, simbolo della sua passione, che nell’insieme diventano vibranti e carichi di vitalità.
Stevenson ha sempre studiato arte, cercando di comunicare le sue emozioni, e questo lavoro di autodifesa richiede molta energia e da sempre cerca di mettersi in gioco, difendendo la sua identità e educando gli altri allo sguardo autistico.
Nel video dov’è registrata la performance ‘’expend’’, si sente gridare continuamente “kihap”. L’artista racconta di come gli osservatori rimangono un po’ scioccati perché infastiditi dal continuo urlare; lei nel frattempo si sente ancora meglio perché quell’urlo rappresenta l’accettazione della neurodiversità e lo spazio per esprimere liberamente la sua cultura autistica. Afferma che quando urla rende i suoi calci ancora più forti e l’aiuta a vedere nel profondo.
La vera arte in fondo cos’è se non l’atto di esibizionismo interiore, in cui l’artista espone la sua anima davanti al fruitore. L’arte, soprattutto contemporanea, si impone di risvegliare i sensi dello spettatore, e Stevenson riesce sicuramente a comunicare e trasmettere una realtà molto profonda e travagliata, come la sua, ma come chi altro la vive.
A cura di Rossella Balletta