PABLO PICASSO

Se pensassimo ai fautori delle rivoluzioni artistiche che costellarono il ‘900, il nome di Pablo Picasso non potrebbe che essere all’apice, non soltanto perché elaborò una delle più grandi avanguardie del secolo, ma perché visse da protagonista, e anche da mentore, la totalità di tali ricerche.

In un secolo che assistette allo sviluppo tecnologico, allo scoppio di ben due conflitti mondiali e alla nascita di molteplici regimi totalitari, Picasso si fece portavoce sia dell’entusiasmo e della fede nel progresso, ma anche dei turbamenti del nuovo uomo moderno.

BIOGRAFIA

Pablo Ruiz y Picasso nacque a Malaga nel 1881. Mostrò, sin da subito, uno spiccato talento artistico; la sua prima formazione avvenne sotto il padre, pittore e insegnante di disegno presso la Scuola delle Belle Arti.

Nel 1891, la famiglia del giovane Picasso giunse a Coruna dove frequentò i corsi di disegno della Scuola di Belle Arti; ma il punto di svolta avvenne nel 1896, quando scelse di trasferirsi a Madrid per formarsi all’Accademia Reale San Fernando ed ebbe la possibilità di studiare le opere dei suoi predecessori presso il museo del Prado, di cui fu attivo frequentatore.

Agli albori del nuovo secolo, Picasso presentò la sua prima personale: si trattò di un’esposizione di disegni, perlopiù ritratti di amici, a Barcellona, presso l’Els Quatre Gats, una birreria nato sulla scia dei cabaret parigini, che ospitò alcuni dei più importanti intellettuali del tempo.

Nello stesso anno si trasferì a Parigi, che al tempo era in fermento per la recente inaugurazione dell’Esposizione Universale: ancora una volta, lo sguardo di Picasso si rivolse al passato, con il desiderio di studiare le opere degli artisti del Louvre e del Museo d’Orsay.

Dopo una serie di viaggi in Spagna, si stanziò definitivamente nel capoluogo francese nel 1904, affittando un piccolo stabilimento presso il quartiere di Montmartre che riconvertì in atelier. Durante la Prima Guerra Mondiale, Picasso trascorse molto tempo in Italia, lavorando alla realizzazione di sipari e costumi per il balletto russo tra Roma, Firenze e Milano conobbe l’arte futurista, gli artisti della Secessione e nel 1918 convogliò a nozze con la ballerina Ol’ga Khochlova.

La fama di Picasso decollò negli anni ’30, in cui furono presentate tantissime sue esposizioni a New York, Parigi e Inghilterra. In quegli anni, fece ritorno in Spagna, in un momento politico molto complesso in quanto la nazione fu teatro della sanguinosa Guerra Civile: nonostante la notorietà, quel terzo decennio, fu un periodo molto intenso della vita dell’artista, anche nel privato.

Durante gli anni del nazismo, Picasso fu definito dal regime “il più degenerato degli artisti” e gli venne imposto il divieto di esporre in pubblico le sue opere; per questo, scelse di lasciare Parigi e si mosse tra diversi comuni delle Alpi Marittime. Nel 1963, a testimonianza dalla sua fame, venne istituito a Barcellona il Museo Picasso a cui lo stesso artista donò mille opere tra disegni, incisioni e dipinti.

Morì a Mougins, in Francia, nel 1973, a seguito di un edema polmonare acuto, che lo spense alla veneranda età di 91 anni.

I MILLE VOLTI DI PABLO PICASSO

È ben noto che Picasso, prima di aprirsi al dettato avanguardista, fu un abilissimo disegnatore.

Le sue prima ricerche, che riscossero un grandissimo successo sia in Spagna che in Francia, si soffermarono soprattutto sulla rappresentazione della figura umana e sull’uso del colore, usato spesso come sinonimo delle proprie emozioni; per esempio, significativa fu la scelta di utilizzare il blu a seguito della morte di un suo caro amico o di prediligere il rosa in un periodo gioioso della sua esistenza.

Fu con il trasferimento definitivo a Parigi che Picasso si impose lentamente sulla scena internazionale. Entrò in contatto con gli artisti e gli intellettuali più importanti del tempo, tra cui Gertrud Bing, André Derain, Max Jacob e l’inseparabile Guillaume Apollinaire.

Fu quest’ultimo a far conoscere George Braque all’artista spagnolo, in una visita presso il suo atelier in cui poté osservare, per la prima volta, “Les demoiselles d’Avignon”, rimanendone completamente affascinato. La tela in questione non suscitò commenti positivi da parte degli artisti contemporanei, un po’ come il movimento stesso, che ottenne la prima esposizione solo nel 1911 presso il Salon des Independants di Parigi, in cui, però, non furono presentate le opere di Picasso e Braque.

La famosissima tavola, oggi al MOMA di New York, racchiude tutti gli interessi artistici di Picasso: l’interesse per l’arte africana, il cui fascino è espresso dai volti delle due figure femminili nella parte destra del quadro, la profonda passione per il “ciclo delle bagnanti” di Paul Cezanne e, infine, lo studio della scultura iberica arcaica, che egli aveva conosciuto durante il suo soggiorno a Gòsol.

Il dettato elaborato da Picasso ha aperto la stagione delle avanguardie artistiche, ponendo un netto distacco da tutte le ricerche del passato. Tuttavia, di importanza cruciale fu l’arte del già citato Paul Cezanne che, nella cornice post-impressionista, aveva posto l’attenzione sula geometrizzazione delle figure e sulla volontà di dar vita ad una nuova concezione dello spazio.

Nella sua evoluzione, che convenzionalmente viene divisa in tre fasi, il Cubismo sconvolse la spazialità delle opere con composizioni costruite su piani differenti, in cui gli elementi erano scomposti e osservati da più punti di vista.

Lentamente, Picasso abbandonò anche l’utilizzo del colore, per dare vita a forme completamente geometrizzate e prive di luce; questo costò al Cubismo il titolo di avanguardia astratta, in quanto risultava impossibile cogliere i contorni dei soggetti.

Il Cubismo lasciò un’eredità forte alle generazioni future, anche in nazioni dislocate dal contesto geografico europeo come la Russia e gli USA: ma la pittura di Picasso si evolse.

A metà degli anni ’20 si manifestò una nuova dimensione di ricerca, ovvero il Surrealismo, che attirò gli interessi di molti artisti: Picasso fu uno di loro. Egli aveva avvertito la necessità di rifarsi a nuove facoltà espressive, soprattutto per essere coerente con il suo stato d’animo; infatti, egli stava vivendo un momento particolare, sia sul piano personale, che sociale, in quanto l’Europa stava attraversando un momento difficile in seguito alla fine della I Guerra Mondiale.

Ecco che, nelle sue opere, ritorna la dimensione della forma, che verrà espressa attraverso il dialogo tra linea e spazio; tuttavia, il pittore reagisce alla storia del mondo con composizioni mostruose, quasi deformi.

È impossibile parlare della versatilità di Picasso senza citare la sua produzione durante gli anni della Guerra Civile Spagnola, che si riallacciò alle opere degli anni ‘20. All’inizio del 1936, l’artista aveva già preso posizione contro Franco, cominciando a lavorare su una serie di incisioni dal titolo “Sogno e menzogna di Franco I”, dalle quali emerge un’interpretazione brutalmente caricaturale e dissacrante del generale.

Lo stesso anno, a giugno espose una grandissima tela presso il padiglione spagnolo dell’Esposizione Universale a Parigi: il “Guernica”.

L’opera si legò alla tradizione del quadro storico, che era stata abbandonata dall’avanguardia, ma non per questo la scena è meno interiorizzata. Può essere definita sia un’opera surrealista, in quanto è segnata dal metamorfismo tipico della nuova corrente, ma anche realista, per la profonda sensibilità riservata alle energie interiori dei soggetti.

La grande tela mostra una composizione dai toni grigi, come una fotografia, composta a sua volta da fotogrammi: le figure, infatti, sono osservabili isolatamente e sono perlopiù bidimensionali.

Dalle sue opere è facile comprendere anche la personalità di Picasso: un uomo talentuoso e conscio del suo talento. Amava essere amato ed ebbe relazioni travagliate con ognuna delle numerose compagne, avendo cinque figli da quattro donne differenti: fece di loro le sue muse ispiratrici, sia durante i periodi d’amore, che in quelli di odio.

Uno dei suoi hobby preferiti era assistere alla corrida e anche nelle sue produzioni si nota il suo interesse verso la figura del torero: un uomo solo, di fronte al suo destino.

Le sue opere sono composizioni chiuse, come se volessero dialogare solo con sé stesse; nonostante ciò, proprio come nella corrida, esse sono state in grado di segnare un’era e dare spettacolo di fronte agli occhi di tutto il mondo.

Egli morì nella profonda convinzione di aver raggiunto un successo senza paragoni, non soltanto come artista, ma anche come uomo; infatti, è impossibile, quando si parla di Picasso, scindere le componenti di arte e vita. Egli visse per fare arte, ma la sua stessa vita fu un capolavoro, eterna come le sue opere.

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