
MUSICOTERAPIA: Nel profondo dell’anima
Siamo completamente circondati da rumori, musica, suoni. Potremmo dire che la musica è come la nostra ombra, ci segue dai nostri primi giorni di vita, e ci accompagnerà anche nei prossimi a seguire. Ma vi siete mai chiesti perché in momenti di disagio o angoscia, ascoltare musica diventa terapeutico? Questo succede anche quando si è felici che siamo alla costante ricerca di un ritmo che travolge e monitora le nostre giornate. Ecco, la musica ha un potere enorme, avvolge l’anima e dialoga con il profondo, ed è per questo che nasce la musicoterapia, volta a stimolare corpo, mente, emozioni e spirito.
Cos’è la musicoterapia?
È l’uso della musica e/o degli elementi musicali (suono, ritmo, melodia e armonia) per facilitare e favorire la comunicazione, la relazione, l’apprendimento, la motricità, l’espressione, l’organizzazione e altri rilevanti obiettivi terapeutici al fine di soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive.
Il suo utilizzo, quindi, si basa principalmente sulle relazioni e l’educazione, e nel caso riabilitante permette al paziente, di scovare nel suo inconscio e indagare tra i ricordi, non solo per un benessere psicofisico personale, ma soprattutto per instaurare una comunicazione non verbale, se non è possibile uno scambio diretto. Di fatto non è la musica che “guarisce” ma l’approccio corretto del terapeuta che favorisce il processo di integrazione da parte del paziente.
“Io non riesco a immaginare una cosa più appassionante e più piena di promesse della musicoterapia. Diventa necessaria e terapeutica per chi la riceve; i benefici, però, investono anche chi la esercita. Inciterei tutti quelli che la amano a dare il loro contributo affinché questo dono possa raggiungere sempre più persone e alleviare le sofferenze di coloro che ne hanno bisogno”
Y. Menuhin
In che modo diventa terapeutica?
Essa viene utilizzata in diversi ambiti quali: disabilità motorie, disturbi dell’umore, disturbi alimentari, handicap, laboratori di gruppo, attività scolastiche, autismo e molto altro. Ma non solo, può essere utilizzata anche in contesti non clinici attraverso laboratori d’arte o laboratori di sviluppo della creatività, soprattutto in ambienti scolastici e per attività didattiche.
Come agisce?
La musicoterapia, in ambiti terapeutici, mira ad armonizzare il contatto paziente-terapeuta, tramite un dialogo attivo formato anche da soli suoni, un dialogo è possibile se vissuto attraverso un ascolto profondo, con assenza di giudizio.
Due sono le direzioni: l’ascolto dell’altro e l’ascolto di sé. La musica diviene terapeutica, soprattutto perché, ci permette di dare vita alla nostra identità sonora, definita in questo campo come ISO, cioè la storia dei nostri suoni che raggruppano eventi, ricordi, emozioni. Sono fondamentali le relazioni che si creano, perché se risvegliano un certo benessere nell’individuo, favoriscono anche la relazione con gli altri. La comunicazione non verbale, consente alla musica e alle emozioni di utilizzare una ‘matrice’ comune che permette, in una relazione, di essere coinvolti in un processo di contatto e di trasformazione dei vissuti. Parliamo anche di problem-solving, con creatività e armonia.

E con l’arte? Che rapporto ha la musica?
In ogni epoca, in ogni luogo, l’essere umano oltre a voler lasciare un’impronta nel mondo, ha sempre lasciato una nota, un suono. In effetti, già nella grotta di Lascaux, abbiamo un chiaro esempio di ritmo, graffiti preistorici che probabilmente erano seguiti da una musica apotropaica, fino poi ad arrivare al contemporaneo: le avanguardie.
Artisti come Matisse e Kandinskij, passando per Mondrian e Paul Klee, hanno provato a evocare ritmi e tonalità sulla tela costruendo un dialogo compiuto tra l’arte e la musica. Sono chiari esempi, di come gli individui hanno la necessità di sentire musica e fare musica, ed anche un pennello sulla tela, crea melodia.

La musicoterapia è praticata soprattutto nella didattica, dove si svolgono laboratori interattivi creando coesione di gruppo. La musica stimola le funzioni cognitive, e aiuta a promuovere la creatività e ad accrescere l’espressività corporea, favorendo anche la socializzazione.
È affascinante scoprire come il ritmo così come i rumori, il silenzio e ad esempio il semplice picchiettio delle dita sul banco, possono diventare musica, ma come? Coinvolgere i bambini in attività pratiche come la costruzione di uno strumento musicale,utilizzando materiali riciclati, oppure combinare suoni con oggetti del quotidiano, promuovendo musica di gruppo, rappresenta un approccio innovativo per il lavoro cooperativo, la sensibilizzazione sulla sostenibilità e il rispetto dell’ambiente. Questo è solo uno dei tanti esempi pratici di musicoterapia applicata alla didattica, ma è evidente che questa disciplina può essere applicata per ogni contesto.

Per concludere, è doveroso ricordare Ezio Bosso, un grande artista, compositore e musicista, affetto da una neuropatia motoria multifocale, una malattia autoimmune che colpisce i nervi motori. Fino alla fine della sua vita si è dedicato alla musica, nonostante la sua malattia lo ha costretto a non suonare il pianoforte.
“La musica è una vera terapia”, oppure “La musica è una terapia per la società”, sono frasi usate spesso dal grande compositore.

Un artista incredibile che aveva fatto della sua disabilità un vanto:
“Sono un uomo con una disabilità evidente in mezzo a tanti uomini con disabilità che non si vedono”.
Articolo a cura di Rossella Balletta