Maurizio Galimberti

Attualmente attivo a Milano, il fotografo Maurizio Galimberti ha concentrato la propria carriera d’artista sullo sviluppo del mosaico fotografico, tecnica che lo ha visto approfondire il fotodinamismo attraverso un minuzioso studio del ritmo e del movimento.

La sua acuta percezione visiva lo ha portato, dopo un primo periodo di scatti effettuati in analogico, all’utilizzo della POLAROID, strumento che maggiormente rispecchia la sua attenzione al particolare e divenuto, per tale proposito, mezzo dominante dei suoi progetti;  

Una vasta componente di lavori sono espressione di quella che Galimberti definisce “musicalità dello spazio” in cui attimi di realtà vengono imprigionati in un modo tale da renderne impossibile la realizzazione in camera oscura.

Maurizio Galimberti – Johnny Depp, 2003

“Mi piace pensare di essere un musicista, che le mie polaroid siano delle note musicali che io suono nello spazio con la mia macchina azzurra”

Dai primi scatti sperimentati sul figlio Giorgio, i successivi lavori hanno visto una progressiva evoluzione progettuale intrisa di un costante sottofondo culturale: Dall’etoille Carla Fracci allo stilista Michele Trussardi, sono numerosi i personaggi dell’arte e dello spettacolo ad essere stati immortalati nei mosaici di Galimberti. Il ritratto di Johnny Depp, finito in copertina del Times Magazine di Londra nel 2003, ha reso, in modo particolare, il suo originale stile apprezzato dalla moltitudine.

La sua arte altro non è che una custodia d’ispirazioni: Dalla fotografia del Bauhaus, al futurismo di Boccioni, alle avanguardie del movimento Dada, con cenni di Toulouse-Lautrec fino ad evidenti ed intensi richiami a Marcel Duchamp e il suo “Nudo che scende le scale”. Tutto ciò che è istintivo, rappresentativo del movimento costituisce calamita per l’arte di Galimberti, incredibilmente affascinato dall’informale e dal cinetico.

“Metto nella mia fotografia tutta la mia visione, la mia concettualità, il mio sentimento”

La visita a New York del 2006 ha poi allargato il suo orizzonte progettuale: Da allora Inizia ad utilizzare il mosaico per ritrarre la città, i paesaggi e le architetture, raccontando attraverso le immagini il vissuto di quei luoghi ed alternando alla sua caratteristica propensione al particolare, l’emozione per la composizione.

Rappresentare la vera essenza di luoghi, volti, affreschi è il filo conduttore del suo lavoro di “Instant artist” attraverso cui rilegge la storia con la propria contemporaneità: racconta ciò che sfugge ad una prima lettura delle cose, contaminando col suo “segno” la realtà, aprendo l’occhio dell’osservatore a nuove percezioni.

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