
Marracash e Tarik Berber: un’assonanza visiva
Noi, loro, gli altri è l’ultimo album di Marracash, pubblicato nel novembre 2021. Soggetto del disco sono le riflessioni sul presente, sull’esistenza e le ansie dell’artista, nelle quali risulta quasi difficile non identificarsi. I brani sono espressione di grande profondità e frutto di collaborazioni con altre figure del mondo della musica.
Poche settimane fa viene rilasciato il video della canzone Dubbi, figlio di una partecipazione innovativa e differente. Tarik Berber, di origini bosniache formatosi presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, è un artista conosciuto in Italia e a livello internazionale. Noto per le sue tele dominate dal rosso e dalle sovrapposizioni di volti ed elementi naturali, vanta collaborazioni con diverse gallerie.


L’ultima mostra, Seven sisters (2020), allestita alla Galleria Previtali di Milano, esibisce l’interconnessione tra pittura e incisione, tipica di Berber. Come affermato dallo stesso artista, nelle sue opere si ispira ad un’unione tra elementi pittorici e serigrafia, ripercorrendo le orme di una tecnica già utilizzata da Rauschenberg e approfondita dal bosniaco. Il segno grafico è preponderante, caratteristica che denota una continuità con l’ultimo progetto realizzato per il video di Marracash.
Tarik Berber, in un cortometraggio animato, mette in movimento 2500 tavole per dare un volto alle parole del cantante. Esposte nello spazio indipendente no-profit Assab One (a Milano), le rappresentazioni, sono caratterizzate da un tratto aggrovigliato, non netto, confuso come indica il testo del brano.
Dubbi. Corrispondenza tra testo e immagini
Si coglie, quindi, un’aderenza tra testo e immagini, un segno che traspone in video l’inquietezza delle parole. La modalità di rappresentazione di Tarik Berber e la scelta di affidare il proprio videoclip all’artista visuale da parte di Marracash, convergono nella realizzazione di un’opera unica. Il carattere visuale, profondamente connesso al sonoro, i passi che muovono sui rintocchi del beat della canzone, il testo che a tratti diventa costitutivo del corpo ritratto da Berber.

L’uomo protagonista del video realizzato dall’artista bosniaco è un manichino. Ad eccezione di alcune scene nelle quali assume i tratti del volto del cantante, il soggetto rappresentato da Berber è un uomo qualunque. Da un lato è un uomo vuoto, privo di identità, scavato come vuole scavare in sé Marracash nel testo, dall’altro può essere semplicemente chiunque.
La figura ricalca L’homme qui marche di Alberto Giacometti, una citazione nell’apparenza ma anche nel significato alle spalle dell’opera. Berber si ispira alla scultura di Giacometti, trasponendola totalmente in un frame del video. L’uomo che cammina nel video è caratterizzato da una forma indefinita e confusa, dall’assenza di tratti identitari, da una confusione di segni che non sempre sono in grado di delineare.
La citazione di Giacometti. La crisi

Al di là dell’aspetto formalmente citazionistico, è interessante l’analogia tra la scultura del 1961 e la sua citazione nel 2022. Perché citare L’Homme qui marche?
L’opera di Giacometti è figlia del suo contesto e del suo periodo storico. Frutto di forti influenze primitiviste, l’uomo scolpito è riflesso della figura umana nel suo presente. L’artista ritrae un individuo profondamente in crisi, ridotto all’osso, privato dell’identità e caratterizzato da forme allungate e sottili. Si rappresenta l’idea di un uomo sofferto, consumato dall’esistere, che vive in una condizione illusoria della realtà e che, per questo, non riesce ad avere possesso delle cose.
Il soggetto di Giacometti è il ritratto di una crisi, interiore ma anche esteriore. Conflittualità, illusione e dubbi sono ciò di cui, sessant’anni dopo, parla Marracash.
A più riprese viene sottolineata nel testo una condizione privata ma anche condivisa, l’urgenza di un benessere psicologico che sembra essere svanito nel presente. Dubbi e incertezze privano di stabilità e di identità, svuotano l’individuo conducendolo a camminare senza una meta, riducendolo ad un manichino.
Il valore per l’arte
Affidare la realizzazione del video a Tarik Berber ha ribadito, ancora una volta, un’interconnessione tra le arti e come queste ultime siano potentissimi media. L’arte è veicolo di sensazioni, emozioni, espresse all’unisono seppur attraverso canali creativi differenti. Sembra assurdo pensare la canzone di Marracash senza il video di Tarik Berber e viceversa, risulta quasi necessaria questa rappresentazione per meglio cogliere il senso delle parole del cantante.
Le immagini restituiscono visivamente, facendo riferimento al passato artistico, una crisi esistenziale propria del presente come lo era sei decenni fa. Se da un lato va necessariamente riconosciuta la potenza estetica al video di Berber e alle parole di Marracash, dall’altro, risultano socialmente essenziali le parole dello stesso cantante: Battersi per far capire che l’intrattenimento è arte.
Cosa sarebbe, dunque, l’intrattenimento e cosa l’arte?
Ti ha incuriosito l’opera di Tarik Berber? Per saperne di più sull’artista, visita il suo profilo Instagram @tarik.berber.art.
Articolo a cura di Rebecca Canavesi