L’uovo nell’arte: un soggetto, diversi punti di vista

Da simbolo di creazione, a gioco, a prodotto commerciale, come si propone l’uovo nell’arte?

Da sempre figura primordiale, ha ricoperto diversi ruoli nel percorso artistico, sia da un punto di vista sociale, rituale e fisico, ma anche da un punto di vista filosofico (Chi è nato prima?)

Inizio e fine

Il tema della creazione, esplicitato nella rappresentazione dell’uovo, è un aspetto comune che, però, come le diverse forme di espressione visuale, si evolve di pensiero in pensiero, di artista in artista.

Chi fa, della creazione e del rituale, proprio punto di forza è senza dubbio Piero Manzoni, il quale legittima lo status dell’artista attraverso opere ed eventi. Il tema dell’uovo viene trattato dall’artista già nel 1959, nelle Uovo sculture, opere autenticate come arte dall’impronta dell’artista, impressa sulla superficie.

Tra le performance, occorre ricordare la più famosa e probabilmente radicale dell’artista, tenutasi alla Galleria Azimut il 21 aprile 1960, Consumazione dell’arte dinamica del pubblico divorare l’arte. Qui, Manzoni, invita il pubblico a consumare l’arte, delle uova sode, che assumono una rilevanza artistica in quanto realizzate dall’artista: in un rituale quasi sciamanico si gioca sui concetti di legittimazione e mercificazione d’arte. L’uovo come creazione del creatore, veicolo d’arte dal produttore al consumatore, alimento da un lato e accesso al mondo dell’arte dall’altro.

L’uovo costituisce nella sua semplicità, nel suo simbolismo, un tramite tra l’artista e il pubblico: attraverso la legittimazione dell’uovo come arte si deride la pratica artistica, nell’esagerazione del rituale si ironizza sulla figura dell’artista e se ne riconferma il potere.

L’uovo è inequivocabilmente un prodotto artistico, figlio dell’artista. L’uovo è tema caro anche a Lucio Fontana, il quale, negli stessi anni di Manzoni, indaga nuovi spazi e dimensioni. Pitture sagomate e poi tagliate, sculture forate, nelle diverse accezioni proposte, l’artista argentino utilizza l’uovo per entrare in un altro spazio. Concetto Spaziale. La fine di Dio (1963-1964), converte il significato “tradizionale” dell’uovo: da creazione a fine.

Come definito dallo stesso artista, le opere pittoriche su telai ovali sono l’infinito, la cosa inconcepibile, la fine della figurazione, il principio del nulla. L’altrove ritrovato squarciando la tela costituisce l’infinito, un’altra dimensione, e l’uovo funge da portale, non è più l’origine bensì la fine (e dunque, in senso lato, la fine di Dio contrapposta all’origine).

L’uovo è un inizio o una fine?

Pop e pedagogico

Svuotato e privato del significato aulico e simbolico è l’uovo proposto da Andy Warhol. L’unione di solenne e popolare si presenta sotto forme di rappresentazione mai elaborate nell’arte antecedente all’avvento della Pop Art. Le uova sono grafiche, sagome eccentricamente colorate, svuotate di un senso ulteriore, un’analogia fumettistica e al tempo stesso un prodotto di massa. L’uovo è il quotidiano, parte della tipica colazione americana, che assume la nuance eccentrica tipicamente Pop.

Seppur grafico, un uovo differente è quello di Enzo Mari. Pedagogico, progettuale, sociale, in L’uovo e la gallina, libro illustrato per bambini, l’artista indaga gli elementi primordiali di vita e natura. Le illustrazioni offrono al bambino una nuova possibilità di elaborazione del reale: a partire dalla nascita, Mari mostra un obiettivo di auto-progettazione, configurando l’autonomia del bambino. A partire dalla prima cellula, il designer traccia un percorso vitale, interessato ad uno sviluppo creativo e autonomo del lettore.

L’equilibrio

Se da un lato la rappresentazione grafica svuota di senso il simbolo, dall’altra ne elabora un’accezione differente. Erede dell’uovo Pop di Warhol è senza dubbio la parodia, mossa dallo stesso estro ironico, di Jeff Koons.

Lo scintillio e la brillantezza dell’opera dell’artista fungono da specchio per lo spettatore, in un interesse fotografico e di soddisfazione dello sguardo. Sicuramente, specchiarsi nella serie famosa di Koons, Celebration, realizzata dalla metà degli anni Novanta, dev’essere un grande onore. Le opere rappresentano, tra gli altri soggetti, diverse uova, siano queste sculture lucenti o pitture ugualmente scintillanti: di Cracked Egg (1995-1999; 1994-2006), ad esempio, si ritrovano nella collezione due riproduzioni in forme differenti, rispettivamente una pittura e una scultura.

Tra mercificazione ed ironia, altro carattere da sottolineare della produzione dell’artista è senza dubbio l’equilibrio: il significato del forte bilanciamento delle sue creazioni è un dibattito aperto, ma è certo come l’uovo si presti perfettamente a questa funzione. Sia quest’ultimo impacchettato (come accade in Smooth Egg With a Bow, 1994-2009), rotto o dipinto su tela, la struttura naturalmente perfetta dell’uovo si adatta in maniera esemplare alle sue elaborazioni.

Si può quindi considerare l’uovo come creazione, come apertura ad un’altra dimensione, come grafica priva di senso o illustrazione pedagogica, fino a definirlo emblema dell’equilibrio. È curioso notare come il contemporaneo offra molteplici punti di vista e spunti, articolando un elemento così semplice e al contempo così complesso, indagato a lungo dal processo artistico.

Cosa ne pensi di questi punti di vista? Quale interpretazione ti ha colpito di più?

Articolo a cura di Rebecca Canavesi

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