L’immaginario della Bauhaus: Lucia Moholy

Lucia Moholy, all’anagrafe Lucia Schulz, nasce a Praga nel 1894.

All’inizio degli anni ’20 si reca alla Bauhaus di Weimar e qui inizia la documentazione quotidiana delle attività svolte negli studi e nei laboratori dell’istituto.

Mentre Làszló Moholy-Nagy e gli altri fotografi della scuola erano concentrati su una ricerca concettuale che utilizzasse la fotografia come strumento, Lucia Moholy ha costantemente ritratto oggetti, edifici, spazi e persone come Paul Klee, Kandinsky, Anni Albers e tutti gli artisti che frequentavano quelle aule.

Dopo aver conosciuto un rappresentante del Partito Comunista, Lucia Moholy scappa dalla Germania. 

“Una donna deve essere una piccola cosa carina, carezzevole, ingenua – tenera, dolce, e stupida.”

Adolf Hitler

Il compagno la costringe a lasciare alla Bauhaus tutti i negativi delle migliaia di fotografie scattate durante i cinque anni trascorsi nella scuola. 

Fotografie che lei stessa pensa siano perse per sempre.

A partire dagli anni ‘40, le fotografie di Lucia Moholy iniziano a comparire sempre più spesso nei cataloghi, nelle brochure, negli strumenti di marketing usati per veicolare gli oggetti della Bauhaus.

Qualcuno aveva portato in salvo quelle fotografie, le stava usando e, tuttavia, la firma di Lucia Moholy non era mai presente.
Così la fotografa cerca spiegazioni e decide di contattare Walter Gropius (fondatore del Bauhaus).

È lui ad aver portato con sé i negativi negli Stati Uniti, ad averli salvati dal nazismo, ad aver compreso il valore di quelle immagini e della funzione più profonda della fotografia: testimoniare.

Il fondatore della Bauhaus ha capito che queste fotografie potevano giocare un ruolo decisivo per creare l’immaginario della scuola nelle generazioni future.


Il bianco e nero, le ombre nette, le linee rette marcate, la staticità degli oggetti, le rigorose linee prospettiche, l’attenzione costante alla funzionalità, sono arrivate a noi grazie la macchina fotografica di Lucia Moholy e alle pellicole portate negli Stati Uniti dall’architetto Walter Gropius.

Al termine di una lunga battaglia legale, Lucia Moholy riesce ad ottenere qualche centinaio di negativi, circa 300, anche se la stragrande maggioranza delle sue fotografie era già stata utilizzata per le più varie attività di marketing, di comunicazione e di trasmissione della memoria storica del mondo Bauhaus. Un mondo che noi abbiamo conosciuto in bianco e nero, per scelta di una fotografa di cui conosciamo il nome, ma alla quale è stata cancellata la firma.

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