
Julia Margaret Cameron
Fotografa inglese tra le più suggestive in epoca vittoriana, Julia Margaret Cameron è stata la pioniera di un innovativo approccio al ritratto fotografico, genere da cui ha estrapolato una carica espressiva decisamente oltre le regole del suo tempo.
Seppur carente da un punto di vista tecnico, il suo gusto estetico e compositivo, ispirato alla pittura preraffaelita, ha fatto scuola a molti fotografi: viene difatti considerata precorritrice del movimento pittorialista diffusosi alla fine dell’800.

Romantiche ed irreali, le sue fotografie evocano atmosfere trasognate date dall’utilizzo di un’ottica leggermente difettosa e della sua personale predilezione per il “fuori fuoco” ai margini delle figure. Ciò permette all’occhio di concentrarsi nell’unico punto focalizzato dell’immagine ossia lo sguardo del soggetto immortalato nella sua naturalezza.
Le inquadrature sofisticate ed i primi piani ravvicinati sono il marchio distintivo di uno stile nato quasi per caso, da sperimentazioni improvvise;

Senza fini redditizi ne interesse a mostrare le proprie foto al di fuori della cerchia di familiari ed amici, la Cameron si avvicina alla fotografia in età matura. Nonostante ciò, il suo nome è, ad oggi, scritto indelebililmente nella storia della fotografia.
Le sue fotografie sono configurabili in due categorie principali: Il ritratto e le allegorie. Molto spesso, infatti, rappresenta con soggetti eterei immersi nella natura, allegorie di racconti e romanzi, opere religiose e letterarie.
Donne e bambini sono i soggetti prediletti ma ad essi si aggiungono i ritratti a noti personaggi dell’epoca quali Charles Darwin, John F.W. Herschel e Julia Jackson.

“La creatività è la nostra vera natura; i blocchi sono ostacoli innaturali ad un processo che è insieme tanto normale e tanto miracoloso quanto lo sbocciare di un fiore all’estremità di un esile stelo verde.”
Margaret Cameron parte dal presupposto che l’obiettivo fotografico non vede come l’occhio umano e non può, pertanto, riprodurre fedelmente il reale. Il suo contributo alla fotografia consiste nel fatto che, per la prima volta, essa viene percepita come una forma d’arte, una rappresentazione visibile di ciò che l’artista vede e percepisce nella sua mente.

Ad oggi, il carattere sognante e pensoso, a tratti tormentato, dei suoi ritratti continua ad affascinare chi li ammira apprezzandone la nota di vittoriano romanticismo a metà tra sogno e realtà.