Jenny Saville mostra al museo del novecento Firenze

Nell’esatto momento in cui si entra nell’area dedicata a Jenny Saville le sue opere monumentali trafiggono lo spettatore.

Con forza dirompente inducono ad avvicinarsi per osservare la pittura che ha spessore e corpo. Ogni pennellata dà compiutezza ai ritratti che si ergono maestosi, mentre il colore, al servizio dei volti, contribuisce a sbalordire, rendendo le figure vitali e pulsanti, creazioni autonome.

Sorprendente è la capacità di raffigurare il magma vitale e le molteplici forme dell’io in opere tangibili.
In un continuum tra Rinascimento e Contemporaneità, l’artista britannica si destreggia abilmente, traendo ispirazione da grandi come Michelangelo e Leonardo.


Studia l’essere umano nella sua corporeità e predilige una riproduzione del reale.

Non si esime, quindi, dal rappresentare nudi e coppie di amanti, maternità, morte e dolore.

Quest’ultimo è il protagonista del ritratto di Rosetta II che raffigura una ragazza non vedente in contemplazione estatica, con il volto di tre quarti reclinato all’indietro e lo sguardo vitreo. Quando il portale è aperto l’opera sembra dialogare con il Crocifisso di Giotto, situato al centro della navata di Santa Maria Novella.

Sofferenza e rassegnazione sembrano trasudare da ogni angolo e costituiscono il legame tra le due opere.
Durante il percorso lo spettatore è sopraffatto da un senso di completa impotenza e dipendenza, una seduzione che assuefà i sensi.

Sensazioni inenarrabili da sperimentare personalmente.

A cura di: Annalisa D’alessandro

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