
Jean-Michel Basquiat
Esponente del graffitismo statunitense e promotore di un’arte aperta, pubblica e popolare, Jean Michel Basquiat ha dato vita ad opere mediante l’uso di linguaggi visivi differenti: un’arte libera e neo- espressionista la sua che, in pochi anni, gli ha consentito di raggiungere il successo nelle gallerie d’arte internazionali e l’elogio della critica.
A quindici anni fugge di casa riuscendo ad iscriversi poco dopo alla City-as-School, una scuola di Manhattan per ragazzi dotati: è lì che inizia il sodalizio artistico con il writer Al Diaz. Firmandosi col nome SAMO (SAMe Old shit), iniziano a ricoprire le pareti e le metropolitane di New York con messaggi poetici in grado di mettere in discussione il capitalismo, l’avidità ed il nepotismo che alimentano il mondo dell’arte.
“SAMO saves idiots”
“SAMO as neo art form”
“SAMO as an attitude towards playing art”

La retrospettiva “The Square Show” del 1980, organizzata da un gruppo di artisti, tra cui Keith Haring, permette a Basquiat di esporre le proprie opere lanciando così la sua carriera: da lì a poco i suoi quadri verranno richiesti e venduti a decine di migliaia di dollari.
La produzione creativa altro non fa che rispecchiare il malessere di questo artista che vive la sua vita tra donne e droga, “mangiato vivo” dall’eroina e sfruttato dai galleristi.
La presenza ricorrente di ossa e teschi, immagini rozze ed infantili, i riferimenti a temi forti come la schiavitù ed il razzismo configurano il carattere della sua arte esplosiva di una forte espressività. I suoi disegni anatomici si contraddistinguono per una carica poetica dai tratti oscuri ed angosciati.
«Io non penso all’arte quando lavoro. Io tento di pensare alla vita»

Alternando periodi di inerzia a momenti di improvvisa iperattività ha realizzato un distinto numero di opere che hanno formato oggetto di mostre internazionali quali una personale a Modena ed una collettiva a New York : tra quelle di maggior rilievo “Irony of the Negro Policeman” e “Hollywood Africans” riprendono il tema del razzismo inducendo l’osservatore a riflettere sulla condizione dei cittadini afroamericani, ribadendo il controllo che le persone bianche hanno, per la maggioranza, su di questi.
In ogni opera ricorre la scrittura quale elemento compositivo fondante: Basquiat scrive parole nella lingua della nazione a cui il quadro si riferisce e, in un gesto ricco di carica riflessiva, le nasconde passandoci sopra il colore.
L’arte di questo singolare creativo si caratterizza per i suoi motivi contrastanti e i numerosi riferimenti al fumetto ed alla pubblicità; la rozzezza delle immagini presentate, inoltre, è stata spesso affiancata concettualmente all’Art Brut di Jean Dubuffet.

L’amicizia e collaborazione con Andy Warhol – che nel 1983 lo introduce nell sua Factory – accompagna parte della sua carriera: i due realizzano opere d’arte a quattro mani e Warhol introduce Basquiat in svariati ambienti artistici statunitensi di rilievo. Nello stesso anno si dedica alla musica pubblicando un disco Rap dal titolo “Beat Bop”.
La sua vita può essere considerata una perfetta parabola che racconta la New York degli anni ’80: La morte di overdose ad appena ventisette anni pone fine al suo successo fulmineo, fugace ed esplosivo. La sua arte, tuttavia, continua ad essere apprezzata ed esposta in tutto il mondo.
