
Il latte dei sogni
59. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia
“Le immagini vanno viste quali sono, amo le immagini il cui significato è sconosciuto poiché il significato della mente stessa è sconosciuto”
-René Magritte (1898-1967)
Quali parole, se non quelle del grande pittore surrealista, possono accompagnarci alla scoperta della nuova esposizione Internazionale d’Arte di Venezia?
La scelta non è stata affatto casuale perché saranno proprio la fantasia e l’immaginazione a guidare questa LIX esposizione della Biennale, dal titolo Il latte dei sogni che si svolgerà dal 23 aprile al 27 novembre 2022 in vari luoghi della città, sotto la guida di Cecilia Alemani.

Il titolo dell’esposizione, nonché il modo in cui la stessa è stata organizzata, segnano l’inizio di un nuovo cammino nelle scelte curatoriali delle grandi istituzioni d’arte, all’insegna della partecipazione, del dialogo e dell’immaginazione. Infatti, la bellezza quasi metafisica della città lagunare si prepara a travalicare i confini del mondo fisico per spingersi verso una realtà nuova, onirica e surreale, ma fortemente improntata sulla nostra contemporaneità.
Prende il titolo da un libro di favole di Leonora Carrington (1917-2011), in cui l’artista inglese ha descritto un mondo magico, in costante trasformazione.

È stata la curatrice della mostra a spiegare le ragioni di tale scelta:
«Le storie di Carrington descrivono un mondo magico nel quale la vita è costantemente reinventata attraverso il prisma dell’immaginazione e nel quale è concesso cambiare, trasformarsi, diventare altri da sé. È un mondo libero e pieno di infinite possibilità, ma è anche l’allegoria di un secolo che impone sull’identità una pressione intollerabile».
Si tratta, quindi, di una realtà sospesa tra una fantasia libera e una rigida costrizione in cui le creature fantastiche di Carrington, insieme a molte altre figure della trasformazione avranno il compito di guidare lo spettatore in un viaggio immaginario, ma profondamente intriso di verità.
Questo tema principale è stato sviluppato anche grazie alle numerose conversazioni e dialoghi tra le artiste, gli artisti e gli organizzatori che hanno fatto emergere tre aree di approfondimento: la rappresentazione dei corpi e le loro metamorfosi; la relazione tra gli individui e le tecnologie; i legami che si intrecciano tra i corpi e la Terra.
L’individuo umano, per come viene oggi inteso, scompare nell’immaginario degli artisti della Biennale, che guardano al futuro tracciando i contorni di una nuova figura ideale, ibrida, in cui specie diverse coesistono armoniosamente in un unico corpo.
Questa nuova immagine fantastica è figlia del tempo a cui si ispira, un’era in cui le nuove tecnologie hanno travalicato il confine tra corpo e oggetto, ponendosi come unico tramite tra i rapporti interpersonali, soprattutto a seguito della pandemia; si tratta, inoltre, di una figura conscia della sua non autosufficienza, sofferente della solitudine nella quale riversa e consapevole del suo bisogno dell’altro.
In un mondo fatto di confini, barriere e distanziamenti, l’Esposizione di Venezia si propone si abbattere ogni muro sociale, mentale o fisico.
Si tratta di una missione sicuramente non facile, ma che ha delle buone premesse, a partire dai più di duecento artiste e artisti provenienti da 61 nazioni, tra cui, per la prima volta, una maggioranza preponderante di artiste donne e soggetti non binari: si tratta di una scelta che riflette un cambio di direzione internazionale e mira ad un deliberato ridimensionamento della centralità del ruolo maschile nella storia dell’arte e della cultura attuali.
Le opere di questi artisti sono distribuite lungo un percorso espositivo diviso in cinque mostre tematiche di carattere storico, concepite come piccole capsule del tempo in grado di fornire strumenti di approfondimento e introspezione tra le opere storiche e le esperienze di artiste e artisti contemporanei esposti negli spazi circostanti.
Come tutti i grandi eventi di questo 2022, anche l’inaugurazione della nuova Esposizione della Biennale è il simbolo di una ritrovata normalità, nonché il riflesso di un lavoro collettivo, in grado di attuarsi anche nelle avversità.
Questo evento storico, di rinomanza internazionale è la celebrazione della libertà in ogni suo forma: la libertà dell’incontrarsi, dello sperimentare, del conoscere e dell’immaginare.
E cosa c’è di più bella dell’arte che celebra la libertà?
Articolo a cura di Giuliana Di Martino