
Federico Fellini
Iscritto nella storia del cinema come uno dei registi più atipici e geniali di tutti i tempi, Federico Fellini ha contribuito a rinnovare la drammaturgia tradizionale, creando capolavori a metà tra il satirico, l’onirico e il malinconico.
Dietro il genio Felliniano altro non c’è che la risolutezza di un ragazzo di Rimini che a 19 anni incontra la magia del cinema nella città di Roma; frequentare il mondo dell’avanspettacolo e delle radio lo porta a diventare, nel dopoguerra, un regista pluripremiato per la sua visionarietà.
Fellini rompe con il vecchio modo di fare cinema, definendo uno stile di grande originalità nonché graffiante ironia, difficilmente catalogabile in un unico genere ma aperto ad abbracciare più dimensioni stilistiche.
La presenza di ricordi autobiografici è caratteristica fondamentale della sua intera produzione che rispecchia inizialmente una componente neorealista per poi sfociare in una dimensione satirico-fantastica.

“Cosa intendono gli americani per ‘Felliniano’ posso immaginarlo: opulento, stravagante, onirico, bizzarro, nevrotico, fregnacciaro. Ecco, fregnacciaro è il termine giusto!”
Il primo film “Lo sceicco bianco”, interpretato da un giovanissimo Alberto Sordi, viene in un primo momento snobbato dal pubblico e dalla critica, per essere rivalutato poco dopo; Con “I Vitelloni” nel ’53 ottiene un successo nazionale che si diffonde oltre i confini d’Italia l’anno successivo con “La Strada”.
E’ negli anni ’60 che Fellini si afferma come protagonista del cinema contemporaneo: “La dolce vita”, che tanto lo ha reso celebre, narra di un viaggio notturno in una Roma neodecadente, corrotta e dai valori perduti, dove tutto è sospeso fra sogno e spettacolo; In definitiva, i critici ritengono “8 e mezzo” il suo più grande capolavoro.

I suoi film contengono, in maniera del tutto rivoluzionaria, il punto di vista della “provincia” e la visionarietà di chi, per la prima volta, incontra l’inaudito, il meraviglioso, il decadente, il sensuale. Tra consensi e polemiche, questo innovativo carattere ha dato modo al pubblico di identificarsi nei suoi film.

A rendere unico Fellini è la capacità di esprimere nell’immediato ciò che intende realmente dire: la bravura tecnica dei suoi attori è infatti secondaria rispetto alla loro connaturata espressività a cui il regista lascia il compito di comunicare qualcosa. Come nella scelta di Marcello Mastroianni, definito suo “alter-ego cinematografico”, sono il viso e il corpo stessi dell’attore a manifestare una condizione emotiva.
“Non voglio dimostrare niente…voglio mostrare!”